Musica in streaming: è boom di diffusione, ma non usatela nei negozi
15/05/2019Spot pubblicitario: come sfruttarne tutte le potenzialità
02/08/2019L’argomento musica in ufficio è particolarmente delicato. Ci troviamo in un ambiente condiviso da diverse persone, magari un open space, che hanno gusti diversi.
La colonna sonora musicale può essere veramente la scintilla che in un attimo trasforma l’ufficio in un ring. Qualcuno può non apprezzare la playlist, qualcun altro può avere difficoltà a parlare al telefono, altri ancora faticano a concentrarsi.
Gli elementi di dibattito, poi, non riguardano solo i gusti personali. Da anni la comunità scientifica si occupa del tema, sfornando analisi sociologiche e sondaggi per dare una risposta definitiva alla domanda: musica in ufficio, sì o no?
Musica in ufficio sì, ma con gli auricolari non vale
Si potrebbe liquidare in fretta la questione consigliando l’uso degli auricolari. Potrebbero mettere d’accordo tutti ma possono essere anche causa di un isolamento controproducente. Certo, ci sono momenti nell’arco di una giornata lavorativa che richiedono concentrazione e isolamento. L’approssimarsi di una scadenza, la revisione di un budget, la definizione di un progetto per un cliente possono giustificare l’utilizzo degli auricolari.
Ma condividere la musica in ufficio rappresenta qualcosa di molto di più di un semplice ascolto. Al pari della cucina in comune, di un arredo dai colori ricercati, di una location affascinante, di un’attività di team building, la musica è una delle componenti che contribuisce a migliorare l’esperienza lavorativa.
Si può ascoltare la musica sul posto di lavoro? Dipende
Prima di approfondire il tema della musica in ufficio, chiariamo immediatamente che non esiste nessuna legge che impedisca di diffondere una playlist nell’ambiente di lavoro. Ogni azienda può deliberare liberamente, inserendo nel proprio regolamento interno il divieto di ascoltare la musica. Se è per questo, udite Millennials, potrebbe anche vietare l’uso degli auricolari a lavoro e nessuno potrebbe opporsi. Neanche appellandosi al Primo Emendamento, come nei film americani.
Leggi anche: musica per studi medici, la più giusta e in regola
Le aziende che hanno inserito questo divieto all’interno del loro regolamento evidentemente non credono ai numerosi studi che la difendono. Basta fare una ricerca su Google “studi sulla musica in ufficio” e si trovano decine di riferimenti in proposito. Il primo che troviamo cita i risultati di Teresa Lesiuk, professore di musicoterapia all’Università di Miami. Secondo la ricerca, chi ascolta musica mentre lavora completa le proprie attività più velocemente ed è più creativo. Ma c’è un ma.
La musica aiuta a lavorare meglio? Dipende
Come già ricordato, la musica in ufficio aiuta in alcuni casi, ma in altri può essere dannosa. Nelle attività in cui è richiesta la comprensione di un testo, per esempio, oppure quando si processano delle informazioni, la musica pop non aiuta. Quindi, sono necessari dei distinguo. Lo studio riportato da Psychology Today categorizza le attività, vediamole:
1. Attività ripetitive. Il lavoro in catena di produzione può migliorare se accompagnato da un sottofondo musicale. In alcuni casi, si è scelto di introdurre la musica solo in certi orari in cui si sa che l’attenzione può calare, per esempio nel pomeriggio dopo la pausa pranzo. Per questa attività si consiglia musica strumentale.
2. Prima di una riunione. O prima di iniziare un’attività che richiede il massimo della creatività e della motivazione. Alcuni studi hanno dimostrato che sentire Mozart prima della prova di un test IQ ha aiutato. Mentre l’adagio di Albinoni no.
3. Durante un’attività cognitiva. Come già detto, durante un’attività cognitiva la musica potrebbe non aiutare. In verità, alcuni studi su degli studenti universitari hanno dimostrato che una musica elettronica strumentale e ripetitiva contribuisce a ottenere ottimi risultati. Strumentale, elettronica e non pop.
Qual è la musica per lavorare meglio?
Va da sé che dobbiamo distinguere tra le attività richieste al lavoratore e tra i generi musicali. D’altronde, ci sarà un motivo se Spotify ci suggerisce una playlist specifica per l’ufficio, ben diversa da quella che useremo per fare running. E ci sarà un motivo se esiste una app specializzata nella distribuzione di musica che aiuti a concentrarsi sul lavoro.
Sull’argomento musica in ufficio, la studiosa Anneli B. Haake ci ha costruito un sito. Tra le sue pagine troviamo cinque fattori da considerare nella scelta della musica in ufficio:
1. Struttura. Frank Zappa è da evitare, John Denver da promuovere. Ovvero, brani dalla struttura complessa distraggono, il pop più semplice che c’è aiuta (ma dipende dall’attività).
2. Parole. Meglio scegliere brani strumentali, le parole di una canzone favoriscono la distrazione.
3. Abitudine. Chi è abituato a studiare o lavorare con un sottofondo musicale si troverà meglio in un ambiente lavorativo condito da una playlist.
4. Attività. Come detto: se si deve svolgere un’attività che richiede molta concentrazione, la musica in sottofondo può non aiutare.
5. Controllo. L’imposizione dall’alto di un genere musicale può essere un ostacolo. Meglio condividere la scelta ma senza forzare troppo sulla playlist: durante la riproduzione dei brani, chi li ha scelti potrebbe distrarsi riconoscendoli.
Definito il genere musicale che potrebbe aiutare la maggioranza dei dipendenti, è importante considerare il volume di diffusione. In ufficio abbiamo bisogno di un sottofondo musicale che aiuti la produttività e stimoli la positività e l’energia. Ma non abbiamo bisogno che la gente si metta a ballare sui tavoli.
Come si sa, la musica entra dentro di noi anche senza che si faccia attenzione all’input sonoro. Ed è questo l’obiettivo della musica in ufficio: stimolare emozioni e reazioni inconsciamente. Per questo, alcuni studiosi sostengono che il sottofondo sonoro deve essere impostato a 70 dB: udibile ma non troppo.
Musica in ufficio: perché non un bel coro in pausa pranzo?
Se, poi, vogliamo esagerare e cogliere tutti i benefici dell’armonia musicale, allora possiamo fare come i dipendenti di una banca di Bristol, in Gran Bretagna. Ogni mercoledì, durante l’intervallo del pranzo, si (ri)costituisce il coro dei dipendenti e si intonano canzoni tutti insieme.
I benefici di questo livello Pro sono molteplici. Si consolida il rapporto tra colleghi, si realizza una certa armonia di squadra, si incrementa la felicità e, di conseguenza, la produttività. La moda lanciata a Bristol sembra che si stia diffondendo a macchia d’olio in diversi uffici inglesi fino ad arrivare anche dentro le mura del gigante Airbus.
Non sottovalutare una corretta strategia di comunicazione sonora
In definitiva, anche in un ufficio può essere utile implementare l’ascolto della musica con l’obiettivo di incrementare la produttività, la creatività e il team building.
Per realizzare il progetto è opportuno affidarsi a un’azienda specializzata nel sound design for selling come Pillow.
A proposito di Pillow, ascolta la voce.
Pillow ha la missione di creare il perfetto sound design dello spazio fisico attraverso palinsesti musicali costruiti ad hoc, integrandoli con messaggi persuasivi in forma di spot. L’ambiente sonoro creato da Pillow aumenta la connessione emotiva delle persone con lo spazio in cui si trovano, contribuendo a costruire la corretta immagine del brand e favorendo l’acquisto e il ricordo positivo dell’esperienza.