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07/08/2018Si fa presto a dire web radio. Anzi, si fa presto a creare una web radio, impostare il servizio e renderlo disponibile su un sito Internet. La tecnologia e i servizi specifici rendono tutto semplice, e anche ai meno smanettoni bastano veramente pochi clic per attivare una web radio.
Esistono diversi servizi online che permettono di realizzare la propria web radio, Radionomy e Radiojar sono tra i più noti. Si tratta di piattaforme che, previa registrazione gratuita, mettono subito a disposizione un numero minimo di funzionalità sufficienti per partire. Se, poi, vogliamo di più, allora possiamo scegliere tra i diversi pacchetti di abbonamento a pagamento.
Utilizzando questi servizi è estremamente facile realizzare la propria web radio, personalizzarla, scegliere mood musicale, jingle predefiniti o crearne di nuovi, e inserirla in un sito web. Gli stessi servizi inseriscono all’interno del loro sito le web radio create dagli utenti e forniscono il codice necessario all’embedding su un sito.
Questo discorso, però, vale per una radio personale, artigianale, con poche velleità. Al contrario, come vedremo, la web radio “professionale” può rappresentare una componente importante di marketing per un sito web aziendale.
Web radio per nicchie ma anche per consumatori
D’altronde, una web radio non è solo Viking Rock. La storica web radio svedese con il suo palinsesto di sole canzoni in svedese, registrò picchi di audience di 50mila utenti, nel 1997 un valore notevole. Non si trasmette solo musica Indie di band nate sotto il Tevere, o loop dei discorsi di Martin Luther King o dei dettami della dottrina buddista.
Esistono anche web radio di quel tipo, certo, ma non solo di quelle è popolata la Rete. Sul sito di WRA (Web Radio Associate, l’associazione delle web radio italiane), il più autorevole e approfondito in materia, si fa un po’ di ordine dividendo le web radio in tre categorie: web radio amatoriale, istituzionale e commerciale. Categorie fondamentali, come vedremo, soprattutto per quanto riguarda i costi delle licenze di trasmissione dei brani audio.
Che web radio vuoi essere?
Le web radio amatoriali (o personali) sono quelle distribuite attraverso siti di persone fisiche, non di aziende o di titolari di Partite Iva, che effettuano trasmissioni musicali sul web senza introiti pubblicitari diretti o indiretti, con nessuna finalità commerciale. Ciò significa, per essere chiari, che nel blog in cui si ospita la propria radio non ci devono essere contenuti pubblicitari gestiti, per esempio, attraverso la piattaforma AdSense di Google o link che indirizzano a pagine commerciali.
La seconda categoria è quella delle web radio istituzionali (o comunitarie). Si tratta delle radio di istituzioni pubbliche, enti locali, associazioni riconosciute o non riconosciute, fondazioni e Onlus per attività caratterizzate dall’assenza dello scopo di lucro e dall’essere espressione di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose. Anche in questo caso, né sul sito che ospita la radio né tantomeno durante la trasmissione è ammessa una qualsiasi forma pubblicitaria.
La terza e ultima categoria è quella delle web radio commerciali. In questo caso, evidentemente, è ammesso l’utilizzo commerciale del sito e della radio. È questo il caso in cui la radio diventa parte di un vero e proprio strumento di marketing finalizzato alla promozione commerciale di un’azienda.
Web radio: uno strumento per comunicare i valori del brand
La radio offerta sul sito istituzionale di un’azienda, o sulle pagine di un e-commerce, è un elemento portante della strategia di comunicazione sonora orientata alla vendita in-store, questa volta online, con cui veicolare brani, jingle e messaggi sonori che rispecchino il Dna aziendale.
È da specificare chiaramente che una web radio non può essere diffusa all’interno di un luogo pubblico o di un esercizio commerciale. In questo caso, infatti, l’esercente deve stipulare un contratto specifico per la radio in-store e distribuire la propria comunicazione sonora attraverso altri servizi.
Web radio: non si scappa, in ogni caso si paga la Siae e la Scf
In tutti i casi, o si è proprietari dei diritti di diffusione della musica, o si può distribuirla perché sono già stati pagati i diritti.
Nel caso in cui si abbia scelto un servizio per la creazione della radio, il responsabile del pagamento dei diritti è il fornitore del servizio. A patto che si utilizzino solo le fonti sonore fornite dalla piattaforma e che lo si possa dimostrare nel caso di una richiesta della Guardia di Finanza.
Se, invece, si sceglie di creare un palinsesto con brani musicali caricati dal proprio Pc e di cui si ha i diritti per il solo uso personale, è necessario pagare alla Siae e alla Scf (Società Consortile Fonografici) i compensi specifici per il tipo di radio secondo un algoritmo abbastanza complesso riportato sul sito della Siae e basato su diversi parametri.
Web radio: minimo un migliaio di euro per essere in regola
Una web radio amatoriale, il caso più semplice, pagherà un po’ meno di mille euro all’anno senza limite di utilizzo dei brani. Una web radio istituzionale pagherà un costo trimestrale basato sull’incidenza della musica rispetto alla programmazione e sul traffico mensile del sito (pagine viste al mese). Per quella commerciale, oltre a fornire i parametri previsti per quelle istituzionali, è necessario indicare anche il valore degli introiti pubblicitari annui.
La definizione delle tariffe e il relativo incasso dei compensi per le licenze di distribuzione è demandato unicamente alla Siae e alla Scf. Il controllo su eventuali irregolarità, invece, spetta alla Guardia di Finanza. Si tenga conto, inoltre, che la normativa a cui si fa riferimento è ancora il Decreto Legislativo n. 177 del 31 luglio 2005, il Testo Unico dei Media Audivisivi emanato dal Governo Berlusconi II. La norma, però, nonostante recepisca molti concetti espressi nelle diverse direttive europee, ha dimostrato molte volte la propria inadeguatezza proprio in materia di web radio.
Web radio: se la fai, falla bene
C’è, infine, da specificare che la licenza di utilizzo prevista dalla Siae distingue tra trasmissione in streaming e quella in cui si offre il download. Siae e Scf inoltre, come nel caso delle licenze per le radio in-store, hanno stipulato una convenzione dedicata agli associati WRA.
In ogni caso, insomma, nel business plan di una web radio è necessario prevedere i costi legati alle licenze. In alternativa si può scegliere di non trasmettere musica (Talk Radio) o usare pacchetti di brani con licenza di libera distribuzione (Creative Commons).
Una commerciale parte di un progetto di comunicazione sonora, deve diffondere un pacchetto di brani musicali coerente con i valori aziendali. E’ quindi altamente sconsigliato puntare solo sulle librerie fornite dai servizi online.
Per realizzarla è opportuno affidarsi a un’azienda specializzata nel sound design for selling come Pillow, che prevede anche un’offerta specifica per chi vuole implementarla sul proprio sito aziendale o sul proprio e-commerce.
Pillow ha la missione di creare il perfetto sound design dello spazio fisico attraverso palinsesti musicali costruiti ad hoc, integrandoli con messaggi persuasivi in forma di spot. L’ambiente sonoro creato da Pillow aumenta la connessione emotiva delle persone con lo spazio in cui si trovano, contribuendo a costruire la corretta immagine del brand e favorendo l’acquisto e il ricordo positivo dell’esperienza.