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31/01/2020Cosa è TikTok non è semplice da spiegare. In breve possiamo definirla una piattaforma per i video brevi. Certo, è una app, la app social del momento che ormai conta più di un miliardo di utenti in tutto il mondo, di cui la maggior parte in Cina.
Ufficialmente ByteDance, il gruppo cinese che dalla fusione delle app Musical.ly e Douyin nel 2017 ha creato TikTok, non fornisce dati locali ma, secondo alcuni ben informati gli utenti registrati in Italia sono circa 2,4 milioni, in prevalenza teenager donne.
Sembra poco? Contiamo che sono stati raggiunti in circa un anno. Più che considerare il valore assoluto degli utenti registrati, per capire cosa è TikTok e comprenderne il potenziale, è utile specificare che nel 2018 è stata la quarta app più scaricata al mondo ed è stata la prima nell’App Store. Oggi è la terza nella categoria dei non-giochi.
L’esplosione progressiva registrata nei Paesi fuori dalla Cina, Stati Uniti in testa, ha decretato il successo definitivo di qualcosa che è molto di più di un divertissement per adolescenti. Al punto che qualcuno, come Spotify, potrebbe iniziare a preoccuparsi.
Cosa è TikTok: un breve ripasso
Riepiloghiamo brevemente cosa è TikTok. È una app mobile su cui gli utenti registrati possono caricare video musicali personali da 15 secondi, così come era per musical.ly, girati con la fotocamera frontale dello smartphone ed editati grazie ai numerosi filtri disponibili. Fin qui, tutto ok, ma ci sono due elementi fondamentali da sottolineare.
In primo luogo, i video sono musicali, come su Instagram, ma i brani possono essere scelti da un database interno, ovviamente controllato da ByteDance. Inoltre, al contrario di Instagram o Twitter, non è necessario impegnarsi a fondo per costruire la propria rete di followers. Ci pensa TikTok a segnalarti quali utenti dovresti seguire, in base a degli ottimi algoritmi di intelligenza artificiale. E questo è il vero atout di TikTok che risolve il principale problema dei social network: organizzarsi da soli il proprio feed.
Cosa è TikTok, dunque? Uno strumento potentissimo in mano al colosso cinese ByteDance. E che lo stesso colosso stia realizzando come sfruttare la popolarità della tua testa di ponte è dimostrato dalla volontà di entrare nel mercato dello streaming musicale. Lo ha scritto il Financial Times dei dialoghi avanzati tra ByteDance e Universal Music, Sony Music e Warner Music, i tre big indiscussi del mercato musicale mondiale, citando fonti confidenziali. E ci sta.
Come ByteDance aggredisce il mercato di Spotify
Le mosse successive di ByteDance potrebbero essere due: aprire un suo servizio di streaming musicale e integrare quel servizio all’interno degli altri, per esempio TikTok. La musica in TikTok, come detto, può essere aggiunta attingendo dal database interno ma può essere anche inserita dall’utente. Va da sé che TikTok diventa un potenziale strumento di lancio per nuovi brani.
E, in effetti, è già successo: ad aprile di quest’anno il rapper Lil Nas X ha raggiunto la prima posizione nella Billboard Hot 100 proprio grazie alla viralizzazione del suo video, con annesso brano originale Old Town Roads su TikTok.
Ora consideriamo Spotify. Gli ultimi dati finanziari parlano di una crescita moderata. Gli utenti unici mensili di Spotify dichiarati sono quasi 250 milioni, di cui poco meno della metà Premium, con un incremento rispetto al trimestre precedente del 7%. Mentre l’incremento corrispondente di fatturato è del 4% per un totale di un miliardo e settecento milioni di dollari.
Fatturato a parte, che dimostrano una certa lentezza nella crescita, il dato più interessante è che il 35% degli utenti è in Europa. Il Vecchio Continente è la fonte maggiore di utenza e se il Nord America è seconda contando per il 27% sul totale, l’Asia non è neanche considerata come regione specifica.
Spotify ha due problemi, ByteMedia due opportunità
Dunque, due problemi: la crescita contenuta e l’assenza in mercati impossibili quanto estremamente interessanti come la Cina. Due problemi comunque comuni a tutto il mercato dello streaming, secondo diverse fonti.
Va da sé che ByteDance colga l’occasione e sfrutti queste vulnerabilità di Spotify. Dunque, cosa è TikTok? O cosa potrebbe diventare? Per esempio, l’evoluzione dello streaming musicale. TikTok ha il grande vantaggio di essere nata come piattaforma social in cui i contenuti sono generati dagli utenti ( UGC, user generated content). La struttura di Spotify, invece, non è quella di un social network e i contenuti non sono generati dagli utenti ma solo fruiti.
Come nel caso di YouTube e di Soundcloud, anche i proprietari di TikTok avranno un’arma a favore del successo dell’accordo con i tre giganti dell’industria musicale: gli utenti registrati e l’engagement. Metriche tipiche da social network.
Così, di fronte a una nuova opportunità di promozione e di monetizzazione, le case discografiche potrebbero accordarsi con ByteDance e legalizzare ciò che oggi è silenziosamente permesso. La diffusione gratuita anche solo di 15 secondi di un brano coperto da diritti, sia chiaro, non è consentito da nessuna Legge in nessuna parte del mondo.
La dinamica possibile, insomma, potrebbe essere la seguente. Un utente di TikTok scopre un contenuto con un brano musicale non noto. Scopre il brano, gli piace, lo vuole ascoltare generando ascolti e magari scaricare, a pagamento. È un nuovo modello di business che punta sul fandom rispetto al consumo, sulla viralità rispetto al catalogo. E ByteDance sarà ben contento di cavalcarlo. Tutti contenti, tranne Spotify.
E a noi negozianti, perché ci interessa cosa è TikTok?
Tutto questo come può influire sulle strategie di un retailer? Probabilmente viaggiamo troppo con la fantasia, o forse no. Ma cosa succederebbe alla playlist di sottofondo del nostro negozio se, anziché imporla, la facessimo generare ai nostri clienti?
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